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Viandanti
03:27
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Viandanti
[Promo]
Dalle strade di Berlino che vivo da un immagine virtuale, multimediale,
estati grigie ostili negli stipi e stupidi stipendi che pendono da cedole,
io pendo dal mio cielo e ci credo che non cedo,
mi ricompongo da tisane e si sale sulle facce poco sane della gente
con l'ansia prenatale atta a prenotare il volo per la mente.
Pernotto dentro al vuoto, nuoto sotto il suolo poco comodo,
un modo per aprirsi a un mondo nuovo;
metto a posto le molecole in inchiostro mo che le lettere si spostano senza francobollo.
Riaggrego la materia come creta, da apollo alla mia ascesa,
l'attesa condensa sull'apatia di un riflesso, ma poi attendere cosa!?
La pioggia è più densa di ieri, davvero!
E questa malattia non va via col vento ma va via colpendo al centro, baricentro osseo,
dal citoscheletro dei palazzi acromatici la città pesa il doppio e prima o poi scoppio!
Vendo l'anima alle bancarelle in scatoloni di polistirolo e stiro poli sull'ovulo delle stelle
per avere un ibrido astrale, astrologia facciale.
Sistemo disastri strani strappo strati di carni scarne,
carne in scatola e scarti di storie andate a male,
distribuisco le giornate nei comparti,
avvisami quando riparti, ho dei colori da lasciarti per i ricordi bianchi;
ora ricavo canti dai crateri urbani, dai cantieri a bar cubani,
e intanto ci rubano pure gli incubi!
Idoli e dualismi dall'indole di edonismi mistici.
[eNosferato]
Aspiro a vedere la via
di spiriti liberi con crini frenesia,
lirica melodia attinge a suoni primigeni di lodi in trilogia.
Il cuore veglia mentre tutto è immobile.
Purezza diafana emanata da bulbi socchiusi.
Erranti le dame le associo a gocce,
fragili virgulti,
viandanti sordi nel caos accusano disturbi.
Disgusti esperienze che porto dentro:
sono la voglia di nascondere ciò che disegna il tempo.
Ulivi vestono il tempo che prendo.
Prati donde la Dea attutiva l’invidia
e dedito all’osservazione
(abnegazione dell’ego in una matassa)
ora ed erra intorno al’area,
nube eterna tra i capelli.
Costernazione del gelo in una carcassa.
Ascia secante passa sui destini incrociati,
tra le vie degli erranti privi di meta.
Rigagnoli in cui brividi fluiscono in preda alle emozioni cui ci si aggioga,
c’è chi si concilia con la droga
io gridando vanamente accosto eccelsi,
saggi di cui seguo oggettivamente la Via.
Torno a ritroso ai rioni che percorsi
chiedendomi se vale la pena voltare lo sguardo:
l’eterno viaggio,
ciclo Uroboro.
Rumore meccanico traversa il ritardo.
Senno bastardo!
Guardo in basso volando coi piedi a terra
conseguenza del fatto che nacqui in Acquario,
qualità o difetto del vivere al contrario.
Sipari chiusi .
Volti intrusi
Rumori fusi in alchimia
accompagnano il cammino di un’esistenza
che esce da schemi elusi.
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2. |
Bianco di titanio
03:00
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Bianco di titanio
[eNosferato]
Suolo ignoto al buio.
Dal primo oblio che parve arcobaleno
tra lacrime cadde in garden grandine,
verzieri di arti al tetano.
Deliro dall’ira osservando costellazioni,
“Abbattiti Sesamo delle sensazioni!”
Prona Luna illumina Nidi
dall’amore di madre,
frammenti di Dvd, dividi
crisi inclini all’incostanza.
Corpi aggregati creano la Danza,
io roteo su prosa, poesia Prozac
scalfisce brezza, foga.
Eggregore corica
colonne doriche a terra,
volatile su tetto come tutti
invoca terrena gioia,
uomo savio augura proluvie d’alvo a drago.
Gradoni salgo
ma il vento divulga il verbo empio
ad ampio raggio
calci plachi e neghi
elimina la banalità.
D’Asia l’indole allieta,
corpo esile impreca
visione vanesia d’esteta.
Clamori su panorami
instaurano posticci legami
con donatrici d’organi le cui corde
somatizzano alle volte;
longevità di piccolezze a cui far caso.
Nulla al caso, tra casolari corsari
inetti imprimono tremori d’ansia
elimino l’aliquota nei quadri superficiali.
Fui la flemma di un flambé:
flebili ali in tofu,
navi rarefatte tra banchi di nebbia
abbaiano barbigli di luce timida.
Ora nitida è la trinità
Che intinge amore su di me.
[Low’n’Zac]
Bianco di titanio è il colore del mio cranio
Alzo il mento, guardo in alto piano.
Bianco di titanio è il colore del mio cranio
Alzo il mento, guardo in alto piano.
[Promo]
Titani tentano la lotta sopra i ponti, funamboli sui punti cardinali.
Tentacoli sonnambuli nell'abulia del buio, dall'abiura dell'equilibrio provo un brivido brio.
Nell'abiosfera abiotica, abiogenesi della cura, non vedo alcuna vittoria;
simbiosi di gladiatori nei radiatori della terra, onde radio e uranio in un diario
per la dissolvenza eterna.
Torno essenza senza sonniferi e solventi,
assolvo tendini risolvo assiomi nei sonni muti,
moti vortici sotto i fiumi, incudini rudi, cervelli crudi, suoni ruvidi,
svito lividi, ematomi negli atomi dei mattoni,
pilastri elastici, emostatici ed emozioni statiche, futili;
stupidi inutili dall'albo delle fiabe e fabulae.
Fuori dai grattacieli cala l'alba dietro ai cieli plastici,
coordinati come gli organismi umani.
Sparisco emani manie a colpi di veleno e vedo che sei vero;
bevo vedove nere dove le tende negano il concreto
segreto, disgrego, riaggrego le palpebre in fuga
dai palpiti pesanti in culla tra i palmi chiari, chiavi di una notte lunga.
Schiavi dei richiami caricati nei megafoni dei maghi tetri
e spasmi soffusi nei grammofoni spenti;
stiamo scomparendo a grammi d'aria fuori da una veranda su di un amaca,
la mia faccia opaca ammaccata, scolpita, scalpita sopra un radar;
smaschera schemi e intenti di denti tesi a volermi.
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3. |
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Oggi non ho voglia di parlare
[Promo]
Fumo soffuso, la trasparenza è dentro al buio,
l'indifferenza della gente che separa il senso.
Il sesso acceso è l'attesa fuori dal letto dove conto lumi alle contrade estranee;
fisionomie caotiche, anomalie e lupi fluidi sui muri, lui tace,
l'apatia è l'arma con cui chiude musi
e sono giorni che non chiudi i sogni
perché la notte è troppo corta e sono troppi i bisogni.
Anestesia, astinenza, anomalia, eresia: l' inserviente dell'oscuro buco falciforme,
chiudo forme tra le fauci di formiche microscopiche e scopri che sei zero.
ritorna indietro, il tuo credo è fortemente nell'inverosimile
e mille smile nell'inverno cupo in pillole;
livello le follie sulle foglie fuori dalle folle
faccio fuori fuochi fallaci negli occhi dei blocchi di fogli,
fermi come vermi, sugli scogli venti che ricordano profumi e facce
di ciò che inventi quando sei in te mentre speri che non ci diventi vecchio e solo
solo che il tempo è oro, metronomo,
chi corre al trono chi pronostica ma 'sti cazzi sto stanco,
è il classico disco antiorario, il discorso che si fa meno chiaro
e oggi non ho voglia di parlare.
[eNosferato]
Lo specchio riflette la tua immagine
in diverticoli distimici,
nuoce placida
lentamente a tranci.
Vagoni d’ego, blocchi su cui t’adagi,
reggi il peso e assaggi la parsimonia:
ruota che gira a tratti.
Intacchi come geisha kimono e sabò
indossando abiti phantom,
capi random eclatanti quanto il nulla.
Vetro appannato cela sostanza per il Mea Culpa
copula occulta, cupola interna vulva
turba titubanza,
il resto si deturpa tranne l’alma
che arma inermi
in costanti fisici spenti.
Ciò che ho visto eliminerei
il sottile eleverei:
è la via del viaggio di una vita intatta.
Qui come a Sparta:
rigore, meccanico alito, panico,
scontro tra titani
con spirali auree inaudite in neutro nitro
mi affaccio sui non-luoghi
a riva di un lago sopito
in orbita alle eterotopie rapito
in nuvole attrito,
uso come scudo le parole lievi d’haiku
ebbrezza della leggerezza inauguro.
Drappi levo osservando vetro
Attraverso il quale scorgo luce sul pinnacolo
Dei desii che vidi
Plastici dissidi dissipano scorte in corpo,
ivi lividi, strepitii da brividi con attriti.
Trattori cingolati investono termiti.
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